Trasparenza divina! (Anno B, II dom. quaresima, Mc 9,2-10)
Pietro, Giacomo e Giovanni, condotti sul monte Tabor, vivono un’esperienza inimmaginabile. Gesù cambia di aspetto; il suo volto, il suo corpo, le sue vesti, diventano splendenti; compaiono Mosè ed Elia. I tre si rendono conto di stare vivendo un’esperienza soprannaturale; provano una grande gioia, ma anche lo spavento di trovarsi davanti a Dio. E’ comprensibile; anche Mosè, quando Jahvè gli si rivelò nel roveto ardente «si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio» (Es 3,6).
Essi si rendono conto in quel momento di essere davanti al corpo fisico del Maestro, ma questo corpo, nello splendore di luce che promana, sta “rivelando”, cioè sta “togliendo il velo” (nel senso proprio etimologico) alla sua umanità, per mostrare la sua Bellezza divina. Lo conferma una voce proveniente da una nube che improvvisamente li avvolge: «Questi è il Figlio mio, l’amato. Ascoltatelo!». E’ la stessa nube che si posava nella tenda del convegno quando «Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico» (33,11). Forse per questo il povero Pietro vuole fare tre tende. Mosè aveva un volto raggiante quando riferiva le parole di Dio agli Israeliti, ma dopo si copriva il volto con un velo. Era un simbolo. Infatti – dice Paolo: «Fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, quando si legge l’Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato» (2 Cor 3,14).
Mostrando sul Tabor il suo volto divino Gesù mostra che ormai non c’è più alcun velo tra noi e Dio. La sua umanità è la rivelazione piena della sua divinità, nel suo volto vediamo il volto di Dio. Ognuno di noi può fare proprie le parole del salmista: «Io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine» (Sal 17,15). Ma, nello stesso tempo, il racconto di quell’episodio misterioso del Tabor ha fatto capire alla prima comunità cristiana (e anche a noi) che pur nello strazio umano della sua passione Gesù era lo stesso Maestro che aveva mostrato ai tre apostoli la Bellezza del suo volto divino; ecco perché dinanzi al suo volto sfigurato sulla croce possiamo dire: «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia» (Sal 45,3).
Da Gesù trasfigurato impariamo che la Bellezza di Dio rimane presente, benché nascosta, dietro ogni ingiustizia, ogni fatica, ogni dolore, ogni peccato; e che anche quando questa Bellezza sembra distante (Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato) è pronta a riesplodere nell’immagine del Risorto. Accogliamo dunque la Rivelazione di Gesù senza alcun velo, sapendo di poter custodire nel cuore l’immagine del Risorto anche nei momenti più difficili della nostra vita, anzi «noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati (trasfigurati!) in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2 Cor 3,18). Mirabile trasfigurazione! Bella per comprendere la quaresima della chiesa, necessaria per affrontare le quaresime della vita!