Pace a voi! (Anno B, III dom. di Pasqua, Lc 24, 35-48)
In questa domenica ci viene raccontata di nuovo, anche se con parole un po’ diverse, la prima apparizione di Gesù, avvenuta la sera dello stesso giorno della sua resurrezione. Luca, rispetto a Giovanni, omette di riferire che Tommaso è assente; ci informa invece che tra i discepoli ci sono anche i due che, andando verso Emmaus, lo hanno riconosciuto nello spezzare il pane e che sono tornati per raccontarlo. Nonostante tanti segni si siano manifestati (la visione di angeli e il racconto delle donne, la corsa di Giovanni e Pietro al mattino), Luca mette in evidenza la paura e il turbamento che in quella stessa sera la visione di Gesù provoca nei discepoli, i quali credono di avere le allucinazioni e di vedere un fantasma.
Luca, come Giovanni, centra la sua attenzione sul saluto di Gesù: Pace a voi! Sono le prime parole di Gesù risorto, il suo dono pasquale. E’ la pace annunziata alla sua nascita dagli angeli ai pastori ed è quella che ha avvertito il vecchio Simeone nel vedere Gesù bambino presentato al tempio; essa può essere finalmente donata nella dimensione nuova dell’eternità.
Non è la pace di cui parlano gli uomini tra una guerra e l’altra, ma una pace definitiva, in cui, da parte di Dio, arriva l’annuncio che la sua misericordia non avrà mai un ripensamento; anzi, essa è il segno della venuta del Regno di Dio annunciato dal «vangelo della pace» (Efesini 6,15) ed è, assieme all’amore e alla gioia, il primo frutto dello Spirito Santo (Galati 5,22).
Gesù ne fa dono all’emorroisssa che guarisce da una malattia fisica e alla peccatrice a cui rimette i peccati in casa di Simone il fariseo: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!» (Luca 7,50); e a tanti altri. Ma è anche il dono che i suoi discepoli missionari hanno portato nel suo nome: «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”» (Luca 10,5). Gesù dona questa pace come segno della comunione dei discepoli con lui e come prova che nelle tribolazioni e persecuzioni essi riusciranno a resistere: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Giovanni 14,27). Sono le stesse parole che Gesù risorto rivolge ai discepoli: «Perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?» (Luca 24,38).
Se da Gesù Risorto s’ invoca e si accoglie il dono della pace, allora non c’è bisogno di toccare il suo costato o di mangiare insieme a lui, per accogliere la fede nella resurrezione della carne, perché «la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i nostri cuori e le nostre menti in Cristo Gesù» (Filippesi 4,7) . Nella celebrazione dell’eucaristìa riviviamo proprio questo. Il vescovo saluta: «La pace sia con voi!», si ascoltano le Scritture e, dopo aver rivissuto sacramentalmente la pasqua di Cristo, noi invochiamo da Dio: «Concedi, Signore, la pace ai nostri giorni e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento». Pace a voi! Pace a te!