Non voglio essere multitasking! (Anno A, XV settimana del Tempo Ordinario)
Oggi va di moda un termine: multitasking! Sicuramente lo conoscete! Per essere moderni bisogna essere multitasking, multifunzionali. Oggi è normale leggere mentre si ascolta la musica, si dà un’occhiata alla televisione o a un video di Youtube e mentre si risponde ai messaggi scritti o vocali sul cellulare. Tutto questo dovrebbe produrre un senso di pienezza e di soddisfazione.
Ma è così? Forse gli stimoli che provengono dalla realtà si sono moltiplicati, forse l’intelligenza umana sta sviluppando nuove capacità di interagire con essi; ma il cuore può essere multitasking?
Il cuore ancora non lo è, e non lo sarà mai; perché il cuore ha bisogno di una sola direzione, di una sola comunicazione, quella di un Amore che lo ricolmi e che dia un senso eterno ad ogni suo battito.
In questa situazione moderna la parabola del buon seminatore conserva tutta la sua attualità. Gesù racconta che un seminatore uscì a seminare. Il seme, poi spiegherà, è la Parola di Dio.
«Una parte cadde lungo la strada» (Mt 13,4). Oggi, cosa può essere la strada? Qual è il luogo in cui viaggiamo di più? Sicuramente la rete internet, invasa da mille informazioni, spesso in contraddizione tra loro. Oggi la prima tentazione è di cercare sui motori di ricerca la soluzione ad ogni problema; ma non funziona così con l’anima. L’anima può rimanere confusa, perché per capire ha bisogno di un angolo di intimità, mentre la rete è un’enorme piazza dove si trova di tutto. E così accade «che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore» (Mt 13, 19).
«Un’altra parte cadde sul terreno sassoso» (Mt 13, 5). Il terreno sassoso è la superficialità con cui si affrontano anche i grandi temi della fede. Nei talk televisivi opinionisti improvvisati discutono dell’ultimo amore di Totti e di Ilari Blasi con la stessa enfasi con cui discutono dell’esistenza dell’inferno o del paradiso. Si parla tanto di religione, ma come se essa consistesse in una serie di riti o di frasi da imparare a memoria, oppure la religione viene ridotta alle parole del papa o di qualche vescovo o prete che va a parlare in televisione. Una persona che accoglie con entusiasmo la Parola di Dio, se non la approfondisce al di là dei soliti “luoghi comuni” sulla Chiesa e sui preti, può provare una gioia momentanea , ma «appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno» (Mt 13, 21).
«Un’altra parte cadde sui rovi» (Mt 13, 7). I rovi sono la nostra società competitiva, che chiede a tutti di mantenere a qualunque prezzo un proprio status sociale fino a soffocarli. Essere belli, sani, ricchi, questo è l’ideale imperante che richiede fatica e compromessi, cosicché «la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dа frutto» (Mt 13, 22). «Un’altra parte cadde sul terreno buono» (Mt 13, 8).
Il terreno buono è il cuore che nella nostra cultura multitasking ad un certo punto trova il coraggio di spegnere tutti i messaggi che lo invadono dall’esterno per ascoltare finalmente se stesso; è quel silenzio dell’anima che sa dare il senso autentico della vita, scoprendone la bellezza, ma anche la brevità; allora «dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno» (Mt 13, 23); ognuno secondo i suoi doni, per l’unica ricompensa dello stesso paradiso.