13 luglio 2019. CIAO, BROOKLIN!
La macchina si accosta con calma sul lato sinistro della strada, dove c’è lo spazio, occupato da una sedia, perfetto per la sua lunghezza. Una sedia? Sì, una sedia! Un signore alto e sorridente la toglie. La nostra macchina può così comodamente posteggiare. Chi può aver fatto questo, se non un siciliano? Eccoci dunque arrivati! Io e Andrea siamo partiti da Manhattan per scendere alla 25th Av di Brooklin. Davvero tutti i quartieri di New York sono completamente diversi l’uno dall’altro. Passare dai grattacieli di Manhattan alle casette basse di Brooklin fa una certa impressione. Damiano P. e altri due signori sono venuti a prenderci. Quando scendiamo dalla macchina, subito ci accoglie un drappello di signore dall’accento inconfondibilmente siciliano. Entriamo in un grande e profondo locale a piano terra. Basta un’occhiata per capire che non siamo più a Brooklin, ma a Castellammare. Al «clob» di Castellammare. Aria di casa. Non c’è cosa più commovente di guardare la nostra terra con gli occhi di chi l’ha dovuta, per motivi di lavoro, abbandonare! Andrea, scherza, ma non troppo: «Ma dove mi hai portato! Io ho paura di tutti questi siciliani!» La paura è svanita presto, davanti alla tavola imbandita, sotto lo sguardo di una enorme Madonna del Soccorso, emigrata anche lei per dare coraggio agli emigranti castellamaresi! Ho letto le mie poesie in siciliano: commozione, risate, l’accento arcaico del dialetto di tanti anni fa, insieme all’italiano grezzo, essenziale, di chi non è abituato a parlarlo. Tante cose non dette, sguardi gioiosi e malinconici. Alla fine il ritorno è stato silenzioso, non si sa se più per la pesantezza della digestione… o della riflessione!